Personalmente penso che le confraternite nelle università abbiano due facce. Da un lato offrono un senso di appartenenza, amicizia e sostegno reciproco che può essere molto utile, soprattutto per chi si trova lontano da casa. Dall’altro, però, credo che a volte si esageri con rituali, competizioni e dinamiche di potere che rischiano di creare esclusione invece che inclusione.
Per me, l’ideale sarebbe mantenere lo spirito di comunità e di solidarietà, ma senza trasformarlo in qualcosa di chiuso o elitario. L’università dovrebbe restare un luogo aperto, dove tutti possano sentirsi parte di qualcosa, anche senza entrare in una confraternita.
