«Secondo quanto riferito dall’Associazione Roars»
Negli ultimi dieci anni le università online hanno conosciuto un’espansione senza precedenti in Italia. Le immatricolazioni sono aumentate del 444%, contro appena l’11,49% delle università tradizionali. Anche l’offerta formativa è esplosa: +113% di corsi, a fronte di poco più del 10% nelle sedi “in presenza”.
Oggi gli atenei digitali rappresentano ancora una quota ridotta del sistema universitario nazionale (11,5% degli studenti e 3% dei corsi), ma con soli 11 istituti autorizzati hanno già conquistato numeri da record. Emblematico il caso di Multiversity S.p.A., gruppo che controlla Pegaso, Mercatorum e San Raffaele Roma, con 144.750 iscritti nel 2022/23, superando perfino la Sapienza di Roma, la più grande università europea.
Tuttavia, insieme al successo emergono due problemi strutturali che rischiano di minare la credibilità del sistema, come sottolinea la ricercatrice Flaviana Palmisano.
1. Esami da remoto: praticità o vulnerabilità?
Alcuni atenei continuano a proporre prove di valutazione online anche dopo la fine dell’emergenza sanitaria, quando la legge aveva ristretto questa possibilità. Se da un lato si tratta di una modalità comoda e meno onerosa, dall’altro comporta seri rischi di frode, sostituzione di persona e scarsa affidabilità dei risultati.
La letteratura scientifica segnala infatti come gli esami a distanza siano più facilmente manipolabili e meno sicuri rispetto a quelli svolti in aula.
2. Troppi studenti per pochi professori
Un altro nodo riguarda il rapporto docenti/studenti. Negli atenei digitali un professore segue mediamente 385 iscritti, contro i 28 delle università tradizionali. Una sproporzione che compromette l’assistenza individuale e il livello dell’insegnamento.
Nonostante il DM 1154/2021 avesse imposto limiti più rigidi, il problema rimane attuale e mette in discussione la qualità delle lauree telematiche.
Conclusione
Le università online hanno ampliato l’accesso all’istruzione superiore e rappresentano una risorsa importante. Ma per consolidarne il valore è necessario rafforzare controlli e standard qualitativi: esami più rigorosi e un corpo docente proporzionato al numero degli studenti.
Solo così il sistema telematico potrà guadagnarsi piena legittimità accanto alle università tradizionali.
Leggi la notizia completa su La Asociación Roars: https://www.roars.it/due-minacce-alla-reputazione-delle-universita-telematiche/
Luca Rossi
Le università telematiche sono utili, ma senza controlli seri rischiano di diventare solo un business. Gli studenti meritano titoli con vero valore, non pezzi di carta.
Chiara Bianchi
Ho visto amici iscriversi alla Pegaso e fare esami online troppo facili. Così si perde credibilità e chi ha studiato seriamente viene penalizzato.
Giuseppe Esposito
Il problema non è la didattica a distanza, ma il rapporto sproporzionato docenti-studenti. Se un professore deve seguire centinaia di persone, l’insegnamento non potrà mai essere di qualità.
Francesca De Santis
La crescita delle telematiche è impressionante, ma mi chiedo: siamo sicuri che ci sia la stessa serietà delle università pubbliche? Ho molti dubbi.
Alessandro Vitale
Quando un gruppo privato come Multiversity supera la Sapienza negli iscritti, c’è da chiedersi se parliamo ancora di formazione o di un’industria che vende lauree.
Martina Gallo
Per me le università online hanno senso se danno opportunità a chi lavora o vive lontano. Ma senza regole chiare e controlli veri rischiano di rovinare l’immagine di tutto il sistema universitario italiano.